Migliorare le relazioni professionali con il team building emotivo

Quando alla fine degli anni ‘90 venne chiesto a Daniel Goleman quale fosse la relazione tra il concetto di intelligenza emotiva e le dinamiche aziendali, la sua risposta fu una frase tanto potente quanto vera: “Le emozioni guidano le persone, e le persone guidano il business.”
La capacità di instaurare legami profondi e armonici tra le persone di un’organizzazione, infatti, non solo favorisce un ambiente di lavoro sereno, ma potenzia anche la produttività e l’efficacia operativa dell’azienda stessa.

Per questo il team building aziendale diventa una risorsa strategica privilegiata per coltivare e rafforzare tali relazioni, offrendo attività mirate a consolidare la coesione del gruppo e a sviluppare competenze trasversali essenziali per il successo collettivo, capitalizzando soprattutto sulle emozioni.

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Lavorare allora sul piano dell’intelligenza emotiva, può aiutare le aziende a sviluppare una consapevolezza collettiva delle emozioni, abilitando capacità di empatia che rendono migliore la comunicazione e anche la coesione di un team. Capiamo allora come il team building emotivo possa essere implementato per migliorare le relazioni professionali all’interno delle organizzazioni, generando benefici tangibili sia a livello individuale che collettivo.

Cos’è l’intelligenza emotiva?

A utilizzare questo termine furono Peter Salovey e John D. Mayer nel loro articolo Emotional Intelligence del 1990 ma sarà solo cinque anni dopo che lo psicologo, scrittore e giornalista americano Daniel Goleman tratterà in maniera scientifica l’argomento nella sua più famosa opera “Intelligenza Emotiva”. Qui Goleman definisce questa forma di intelligenza come una dimensione fondamentale dell’esperienza umana, un asset indispensabile perché influenza direttamente in maniera molto profonda il modo in cui interagiamo con noi stessi e con gli altri. Molto vicina al significato di empatia, questa forma di intelligenza diventa la capacità di riconoscere, comprendere, gestire e utilizzare in modo consapevole le proprie emozioni e quelle altrui.
Daniel Goleman delinea cinque pilastri fondamentali:

1. la consapevolezza di sé come capacità di “leggersi dentro”, riconoscere e comprendere le proprie emozioni, i desiderata e le necessità emotive nel momento in cui si manifestano;  
2. l’autoregolazione che subentra nel momento in cui si sono riconosciute le proprie emozioni e bisogna saperle gestire, controllando gli impulsi, per mantenere calma e lucidità;
3. la motivazione interna che altro non è se non quella spinta interiore che guida verso obiettivi significativi, alimentati da passione e entusiasmo per ciò che si fa;
4. l’empatia come capacità di percepire e comprendere le emozioni altrui;
le abilità sociali, ovvero l’insieme delle competenze necessarie per gestire efficacemente le relazioni interpersonali.

Ciascun individuo possiede una intelligenza emotiva e risiede proprio nella capacità di far interagire e relazionare tutte e cinque queste componenti determinando individui capaci di orientarsi nel complesso panorama delle emozioni umane, sia proprie che altrui, reagendo e agendo di conseguenza.

La scienza dietro l’intelligenza emotiva

Sebbene il concetto di Intelligenza Emotiva sia alquanto giovane il suo funzionamento affonda le radici in studi scientifici che ne attestano la rilevanza e l’impatto in vari ambiti della vita umana sin da tempi immemori. Proprio le neuroscienze hanno evidenziato come ad influenzare le decisioni umane siano proprio le emozioni, la qualità delle relazioni interpersonali e persino il rendimento professionale.
Studi condotti attraverso la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e l’elettroencefalografia (EEG) hanno reso possibile comprendere come quella struttura del cervello, profondamente radicata nel sistema limbico, ovvero l’amigdala, ricopre un ruolo cruciale nella gestione delle emozioni primarie, quali possono esserlo paura e rabbia. Tuttavia, è l’interazione tra questa regione e la corteccia prefrontale a determinare la capacità di regolare le risposte emotive in modo consapevole.
L’intelligenza emotiva però non è una caratteristica innata e immutabile, bensì una competenza che può essere sviluppata e potenziata attraverso l’apprendimento e l’esperienza. Si parla allora di neuroplasticità emotiva, e pratiche come la meditazione mindfulness, il training di consapevolezza emotiva e i programmi di sviluppo della leadership danno risultati concreti nel migliorare le capacità emotive dei partecipanti.

Il ruolo del team building emotivo nelle relazioni professionali

Ma la scienza non si è fermata qui, andando oltre fino a dimostrare come l’intelligenza emotiva sia strettamente collegata al successo professionale e un’indagine condotta da TalentSmart ha rivelato infatti che ben il 90% dei performer di successo nelle aziende possiede un alto livello di intelligenza emotiva, rispetto a solo il 20% degli individui con prestazioni inferiori. Questo risultato è particolarmente evidente nelle posizioni di leadership, dove la gestione efficace delle emozioni, propria e altrui, è essenziale per guidare team complessi e prendere decisioni strategiche sotto pressione.

Ma non è tutto, perché l’intelligenza emotiva è correlata anche a una maggiore soddisfazione lavorativa e a un miglior benessere psicologico, in quanto gli individui “emotivamente intelligenti” tendono a gestire meglio lo stress e a costruire relazioni professionali più armoniose, realizzando ambienti di lavoro collaborativi, inclusivi e team coesi.
E allora il team building emotivo, poiché si concentra oltre all’aspetto ludico e collaborativo di un ambiente di lavoro, anche sullo sviluppo consapevole delle competenze emotive dei membri del team, può diventare un facilitatore della consapevolezza collettiva delle emozioni. Attraverso esercizi mirati, i partecipanti imparano a riconoscere le proprie e altrui emozioni, allenando empatia, tolleranza e resilienza rispetto a scenari emotivamente complessi approcciati con una comprensione più profonda delle dinamiche individuali e di gruppo.

Oltre a promuovere la consapevolezza emotiva, il team building emotivo favorisce la regolazione delle emozioni sfruttando tecniche di gestione dello stress, come la respirazione consapevole e la visualizzazione guidata, così da sviluppare strategie per mantenere la calma e la lucidità anche in situazioni di alta pressione e cariche di stress o incertezza di risultati.
Un altro aspetto fondamentale è lo sviluppo della resilienza emotiva asset prezioso in determinati contesti e settori che presentano elevate criticità. Con attività di problem-solving collaborativo e sessioni di feedback costruttivo i partecipanti imparano a vedere le difficoltà non come ostacoli insormontabili, ma come opportunità di crescita personale e professionale.

Infine, il team building emotivo può avere un impatto significativo sulla cultura organizzativa, che rappresenta una base imprescindibile per l’operato di moltissime aziende. Investire in tal senso in programmi di sviluppo emotivo permette di creare ambienti di lavoro più inclusivi e motivanti, dove le persone si sentono valorizzate non solo per le loro competenze tecniche, ma anche per le loro capacità relazionali.
Tutto questo porta ad un aumento della soddisfazione lavorativa, ma anche meno turnover e, in ultima analisi, ad un miglioramento delle performance complessive dell’organizzazione.


Benefici del team building emotivo

Quando parliamo di vantaggi, non intendiamo ridimensionare tutto al semplice miglioramento delle relazioni interpersonali.
Uno dei benefici più evidenti è infatti il miglioramento della comunicazione interna e la coesione di gruppo, snellendo e facilitando l’operatività aziendale.
Dal punto di vista della produttività, un team emotivamente intelligente è anche in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti e sa affrontare le criticità con maggiore flessibilità, cosa che si traduce in una maggiore efficienza operativa e in una riduzione dei tempi di inattività dovuti a conflitti o disorganizzazione. In termini di leadership, il team building emotivo favorisce lo sviluppo di leader empatici e capaci di ispirare il proprio team, motivare i loro collaboratori, riconoscere gli sforzi, creare un clima di fiducia e supporto reciproco. Questo non solo migliora il morale del team, ma favorisce anche la retention dei talenti all’interno dell’organizzazione. Infine, il team building emotivo ha un impatto positivo sul benessere psicologico dei dipendenti predisponendo questi ad una proattività nel ridurre livelli di ansia e burnout, migliorare la qualità della vita lavorativa, creare una cultura aziendale basata sul rispetto, sull’inclusione e sulla valorizzazione delle diversità.


Conclusione

Se oggi le competenze tecniche non sono più sufficienti a garantire il successo professionale, l’intelligenza emotiva si rivela una risorsa indispensabile all’interno di un gruppo di lavoro e dunque investire nello sviluppo delle capacità emotive dei dipendenti può solo portare a frutti buoni: un ambiente di lavoro più armonioso e produttivo, una cultura aziendale inclusiva e orientata al benessere collettivo. Avvalersi di una agenzia esperta in team building emotivo dimostra da parte delle aziende che scelgono questa strada una visione lungimirante e un impegno autentico nel valorizzare il capitale umano.

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