Comunicazione aziendale efficace: i 5 ingredienti vincenti
Scopri come creare una comunicazione aziendale di successo
Se hai esplorato un po’ il cyberspazio tra guide di marketing e blog dei guru della comunicazione, ti sarai sentito ripetere mille volte quanto sia importante creare una comunicazione aziendale efficace e persuasiva. Saper parlare agli utenti, utilizzare un linguaggio seducente, costruirsi uno storytelling d’impatto e bla bla bla. Peccato, però, che molto più raramente le guide degli addetti ai lavori si soffermano sull’aspetto più pratico del discorso: insomma, è chiaro che la comunicazione di un marchio debba essere efficace, ma come si fa a parlare efficacemente al proprio target?
La nostra agenzia di comunicazione ne ha viste davvero di tutti i colori e ha potuto sperimentare, nel corso degli anni, una serie di approcci e possibili strategie, crediamo sia arrivato il momento di compendiare il nostro sapere all’interno di una breve guida pratica in 5 punti: ecco le 5 regole auree per una comunicazione aziendale efficace.
1. Capisci chi sei
La comunicazione aziendale nasce molto prima di creare il primo contenuto del marchio. Essa deriva da una pianificazione strategica accurata. Bisogna immaginare la propria azienda come se fosse una persona: il modo di parlare, il lessico che utilizza, il tono di voce, l’approccio comunicativo sono tutti segnali che utilizziamo per farci un’idea del nostro interlocutore. Con le aziende funziona allo stesso modo, se non che, al contrario delle persone in carne ed ossa, che utilizzano un linguaggio che è figlio delle proprie attitudini ed esperienze, con le imprese è possibile stabilirlo a tavolino: insomma, decidi che tipo di azienda vuoi essere e quali messaggi vuoi far trasparire e adatta la tipologia di comunicazione in funzione delle tue scelte.
2. Stabilisci il tuo target
Altra valutazione preliminare è quella che interessa il proprio pubblico di riferimento. Anche qui, è possibile immaginare la propria impresa alla stregua di un essere umano: tutti noi adattiamo il nostro modo di parlare in base a chi ci rivolgiamo, con i nostri genitori utilizziamo un tono, con gli amici un altro, con il nipote un altro ancora. Lo stile comunicativo va adattato in relazione al proprio pubblico adottando la forma più appropriata e persuasiva per il pubblico selezionato.
3. Definisci il tuo storytelling
Lo stile espositivo scelto deve essere figlio anche di uno storytelling aziendale, ovvero della storia, dei valori, degli obiettivi che definiscono l’identità di un marchio e dei suoi prodotti. Storytelling che in alcuni casi è diretta discendenza della reale e autentica storia di un brand (pensiamo ad esempio a Mulino Bianco o a Barilla), ma che in tanti altri casi è frutto di una pianificazione strategica e definita a tavolino. L’importante, a prescindere dal metodo applicato per la definizione dello storytelling, è che esso venga tutelato e ribadito con coerenza nel tempo e su tutti i canali di comunicazione usati.
4. Distinguiti
La comunicazione aziendale di ogni azienda dovrebbe essere unica, personale, differente. Certo, è utile (e saggio) studiare i propri competitor e i leader del mercato, analizzare ciò che fanno le realtà più esperte, ma ciò non deve condizionare le proprie valutazioni. Distinguersi, rendersi riconoscibili, anche trovando il coraggio di osare e di sperimentare è il modo migliore di colpire nel segno e di empatizzare efficacemente con i propri utenti.
5. Non scordarti del tuo obiettivo
E chiaramente, non bisogna perdere di vista l’obiettivo finale, ovvero essere persuasivo, e convincente. La comunicazione aziendale è parte integrante di ogni strategia di vendita, non è un’attività fine a se stessa. Un contenuto elegante, divertente o commuovente ma che non possiede in sé alcuna leva motivazionale che spinga all’azione è inefficiente allo scopo. Suscitare interesse, emozionare o sorprendere sono tutti ottimi strumenti per farsi ricordare, ma devono essere inseriti in una visione più ampia in cui, ad un certo punto della narrazione, l’utente possa essere spinto a riflettere su un bisogno o un desiderio: e lì che si realizza il vero scarto tra una comunicazione aziendale vincente (ovvero persuasiva) da una formalmente apprezzabile ma incapace di generare un cambiamento nelle scelte e nei comportamenti dell’utente (e dunque inutile).
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