Come una food stylist crea emozioni e percezioni di gusto attraverso l’aspetto del cibo
Scopri come ideare un’esperienza multisensoriale per i tuoi clienti
Quante volte nella tua vita hai utilizzato l’espressione “anche l’occhio vuole la sua parte”? Bene, questa espressione comune è ancora più forte se calata nel mondo della cucina in generale, ma soprattutto della cucina gourmet! Se un piatto è ben presentato, tecnicamente ha una eccellente mise en place, quel cibo sembrerà anche più buono e appetitoso!
Colori e forme del piatto risvegliano i sensi e preparano la mente e il corpo per l’esperienza del gusto. Parliamo quindi non solo d’arte, ma anche di scienza, e degli effetti che forme, colori e texture degli alimenti, disposti con estrema precisione e cura, possono avere sulle nostre emozioni e sulle percezioni di gusto. La responsabilità e merito di tutto questo è spesso della food stylist, letteralmente la “stilista del cibo”, una emergente figura professionale fortemente ricercata nello still life food contemporaneo con cui sempre più agenzie pubblicitarie evolute collaborano per le food strategy dei propri clienti.
Una food stylist, infatti, non si limita al “bello”, disponendo i cibi in modo piacevole, ma cerca di evocare un’esperienza multisensoriale, che non coinvolge solo occhi e palato ma persino il cuore, immergendosi nelle profondità della psicologia umana, per capire come sfruttare la materia prima, e persino le temperature, per evocare emozioni e influenzare la risposta emozionale dei destinatari di un piatto, di un video o di uno scatto gourmet.
Qual è la differenza tra chef e food stylist?
Come abbiamo anticipato una food stylist è una figura professionale che sta in una dimensione “altra”, laddove si intrecciano il visivo e il gustativo. Una cosa è certa: “la stilista del cibo” deve saper cucinare, ma non è uno Chef! Se il secondo è il “creatore del sapore e dell’essenza del patto”, la prima è colei che “mette in scena” un piatto creato con una presentazione attraente e attenta ad ogni particolare, lavorando con colori, forme, consistenze, e illuminazione per creare l’effetto visivo perfetto.
Quello della food stylist è una professione che richiede anche attente e profonde competenze inerenti la psicologia della percezione, per spiegare come dettagli visivi possano influenzare elementi percettivi con olfatto e gusto, fino a enfatizzare o alterare l’esperienza del sapore e suscitare emozioni o aspettative che arrivano ben prima al cervello e solo poi alle nostre papille gustative. Tutto questo distingue il food stylist dallo chef: un cuoco si concentra principalmente sull’elaborazione del sapore e della consistenza dei cibi, la food stylist si dedica a “tradurre” e a rendere visibile questo sapore in un’immagine tangibile e coinvolgente attraverso una narrazione percettiva.
L’estetica “nel piatto”: il ruolo della psicologia cognitiva per il food styling
È sorprendente come una singola immagine possa innescare una cascata di emozioni e desideri. In questo contesto, l’aspetto del cibo svolge un ruolo di primo piano. Ma come può la vista di un piatto ben presentato influenzare la nostra percezione del gusto? E soprattutto come fa la food stylist a giocare con i nostri sensi, per creare un’esperienza sensoriale completa? Colore, forme, texture e la disposizione dei cibi nel piatto potrebbero apparire come “semplici dettagli”, ma in verità le modalità di interazione di questi elementi giocano un ruolo chiave nei processi di percezione cognitiva.
Il potere del colore
Prendiamo ad esempio il colore. È stato dimostrato che i colori vivaci e luminosi stimolano l’appetito e creano un senso di piacere e soddisfazione. Immagina una macedonia di frutta fresca, con i suoi colori brillanti: il rosso delle fragole, il giallo dell’ananas, il verde del kiwi. Sfidiamo chiunque a non avere già l’acquolina in bocca!
Il colore non è solo una componente estetica del cibo, ma è un potente catalizzatore di emozioni oltre a rappresentare una chiave determinante per la percezione del gusto.
La psicologia del colore, a tal proposito, esplora il profondo legame tra i colori e le nostre emozioni. Non è un caso, ad esempio, se siamo attratti da un gelato alla fragola di un rosso intenso o da un succo d’arancia dal colore luminoso. I colori caldi come il rosso, l’arancione e il giallo tendono a creando un senso di calore, comfort e soddisfazione. D’altro canto, i colori freddi come il verde e l’azzurro possono dare un senso di freschezza e leggerezza, perfetti possibilmente per un’insalata estiva o per un rinfrescante cocktail serale. I food stylist lavorano quindi sulla dimensione della percezione visiva cromatica, così da stimolare emozioni specifiche e creare aspettative sul cibo predittive sull’effettivo sapore reale, aumentando l’attrattiva di un piatto. Quindi un dessert rosso, ad esempio, potrebbe essere percepito come più dolce rispetto allo stesso dessert, se di colore verde.
Food experience come riflesso della capacità evocativa delle forme
La geometria del gusto, ecco un altro concetto particolarmente intrigante che va oltre la percezione primaria e vertiginosa dell’aspetto di un piatto. Se ragioniamo sulle forme degli alimenti, scavando più in profondità e andando oltre i confini della materia, riceviamo informazioni importanti che “comunicano” con il fruitore di una specifica esperienza culinaria. Cioè, quando osserviamo un piatto, non siamo solo spettatori passivi, ma partecipiamo attivamente a un dialogo visivo e sensoriale in cui le forme giocano un ruolo cruciale.
Nelle applicazioni dei percorsi percettivi della psicologia delle forme anche elementi come i contorni, le linee e la disposizione del cibo nel piatto possono influenzare la nostra percezione e dunque anche la nostra decodifica di gusto e sapore.
Una crema di zucca liscia e uniforme, per esempio, può evocare una sensazione di comfort e rassicurazione, mentre i cubetti croccanti di pane tostato possono aggiungere un elemento di sorpresa e contrasto, stimolando la nostra curiosità e anche il nostro appetito.
Per comprendere bene anche la capitalizzazione emozionale del lavoro “fatto con le forme” e svolto da una food stylist facciamo un altro esempio con un piatto di pasta. Quanto cambia la sua “percezione emozionale” se si sceglie di presentare gli spaghetti possibilmente avvolti in un nido ordinato e simmetrico, piuttosto che una mise en place casuale? Nel primo caso sicuramente quello che percepiamo “attraverso il canale visivo” è indubbiamente l’evocazione di una sensazione di eleganza e precisione, mentre nella seconda disposizione della portata nel piatto riceveremo l’immagine evocativa di una sensazione di autenticità e tradizione. Da quanto abbiamo qui detto si comprende bene come il food styling sia una strategia fortemente sensoriale e visiva, che permette di trasformare il cibo attraverso il saper e il poter “raccontare una storia”, sollecitando l’esperienza di emozioni e sensazioni che solo un occhio attento al design, all’estetica e alla percezione visiva possono contribuire a far provare.
Ogni piccolo dettaglio, anche quello più “insignificante e secondario”, riesce a narrativizzare il racconto di un piatto, e la sua percezione sensoriale, pertanto, è quell’equilibrio sapiente di componenti che rende ogni piatto non solo un’esperienza completa per il palato, ma un vero e proprio viaggio per tutti i sensi.