Come comunicare l’impatto sociale del design: progetti che cambiano la vita alle persone

Cosa si intende con la parola design? E soprattutto, può il design sostenere le sfide sociali di tutti i giorni, proponendo progetti e migliorie che valorizzano la qualità della vita delle persone? La risposta è affermativa, perché con questa definizione, che è entrata ormai nel linguaggio comune e nel vocabolario di tutte le persone, si intendono studi, progetti, rendering, approfondimenti, esperimenti e sperimentazioni che includono innovazione e lifestyle, disegno e concetto, il connubio con una progettualità contemporanea, al passo con i tempi, che mira al risparmio sui consumi e sull’energia, al miglioramento della vita, assieme alla sua realizzazione pratica

L’applicazione di un concetto, del concept, nella vita quotidiana, impiegando le tecnologie più innovative e avveniristiche, con l’ultimo fine di coniugare idea e concretezza nel modo migliore e per semplificare la vita: queste sono le caratteristiche del design, una disciplina che si può applicare a tanti settori, dall’arredamento (design di interni), all’ingegneria, dalla moda (gli stilisti ora si chiamano fashion designer) fino all’arte, alla musica, alla meccanica, alla tecnologia in generale. Questa vera e propria “arte” ha la funzione di migliorare lo stile e la qualità della vita, e si pone la mission di sostenere e supportare le challenge sociali più attuali, in cui possiamo incontrare la lotta allo spreco, la battaglia contro l’inquinamento, l’esigenza e l’urgenza di perfezionare l’edilizia, i trasporti e i servizi in modo da renderli a misura d’uomo, ecosostenibili e amici dell’ambiente.

Il social design declinato in vari settori

Quando si tratta di questo tema, non a caso, rientrano nel campo del cosiddetto social impact design tutte le strategie che sfruttano le energie rinnovabili, tra cui i sistemi fotovoltaici, idrici, che impiegano la forza dell’acqua e del vento per trasformarla in energia elettrica pulita. Se vogliamo fare un esempio concreto, ai giorni d’oggi si stanno sperimentando, nel campo delle tecnologie rurali e agro-alimentari, sistemi di colture e di produzioni agricole modulari energeticamente indipendenti, che rispondono in modo autonomo al proprio fabbisogno. 

In una modalità analoga alle cosiddette case autosufficienti, anche l’agricoltura diventa un’attività autonoma, che riesce ad auto-sostenersi grazie ai materiali presenti in loco, nel proprio territorio, utilizzando i sistemi fotovoltaici, la biomassa, particolari soluzioni edilizie ecologiche, materiali isolanti del tutto naturali come la paglia e il terriccio, trattati ovviamente in modo opportuno. Le produzioni agricole che garantiscono una riduzione dello spreco idrico, rispetto alle tradizionali coltivazioni a tutto campo, solo per fare un esempio concreto, rientrano nelle sperimentazioni di impact design e sono la rappresentazione più immediata di cosa significa davvero applicare il design al sociale e al miglioramento del bene comune. 
Queste idee innovative, che trovano la reale applicazione dopo studi, progetti e approfondimenti, spesso anche grazie a rischi intellettuali e idee geniali, si pongono la missione di migliorare e valorizzare tutti i servizi vitali all’uomo, dall’agricoltura all’urbanistica, dall’illuminazione delle nostre città fino alle reti idriche, alla risorse energetiche di cui le comunità dispongono.

Social impact design nell’urbanistica con la realizzazione dei cosiddetti muri vegetali

Un design di pubblico interesse, così potremmo tradurlo, è anche quello che si pone l’obiettivo di ridurre l’inquinamento nelle nostre città e di introdurre degli spazi verdi alternativi. Il design applicato all’environment, all’ambiente, progetta ogni giorno soluzioni innovative che migliorino la fruizione dello spazio da parte degli individui: nel passato più recente, basta pensare agli studi del cosiddetto Modernismo in architettura, e citare alcuni tra gli architetti che hanno fatto la storia dell’urbanistica, impiegando il design nel sociale.


Le Corbusier e la sua celebre unità abitativa

Le Corbusier, oltre alla famosa Chaise Longue, si è impegnato in vita nello studio e nella progettazione delle migliori soluzioni abitative che potessero valorizzare l’esistenza delle persone comuni, come gli operai, in un periodo storico in cui l’urbanistica popolari non soddisfava a sufficienza i bisogni essenziali dell’uomo.  La sua Unité d’Habitation, composta da mini-appartamenti formati da celle in cui tutto era organizzato e ordinato, inserite in un blocco che includeva apposite aree verdi assicurate per ogni condomino, è uno dei progetti più interessanti della cosiddetta edilizia popolare e di una sorta di design for a public good (per il bene comune) di fine Ottocento.


Alvar Aalto e l’architettura fitomorfa

L’architetto finlandese Alvar Aalto è tra i principali designer protagonisti del Novecento; tutta la sua produzione è stata animata da una fortissima impronta ideologica, dalla volontà di osservare la natura e gli animali, che nel paesaggio nordico si modificano per resistere al freddo e alle condizioni climatiche più rigide. La sua ricerca di design e la sua poetica, quindi, riflettono l’urgenza di cambiare, e i suoi oggetti flessibili si adattano in base alle concrete esigenze di quel momento: i mobili, i componenti d’arredo di Alvar Aalto, come le soluzioni edilizie, riescono a garantire molteplici usi, sono versatili e possono essere utilizzati in ambienti differenti.

Dall’uso del legno nell’edilizia, materiale naturale per eccellenza, al progetto delle sedia che calibra l’appoggio in base al peso della persona, risparmiando energia, fino alla morfologia dei laghi che si riconosce nei progetti e nei perimetri dei suoi edifici, Aalto ha dato un grande contributo nel cosiddetto design umanistico, al servizio dell’individuo.


Patrick Le Blanc e il mur vegetal

Un altro architetto, in verità un botanico che ha lavorato per designer e addetti ai lavori, che ha sperimentato la natura applicata all’urbanistica è senza dubbio Patrick Le Blanc, il francese che per primo ha avuto la brillante (e verde idea) di piantare un giardino verticale sui palazzi più alti delle metropoli mondiali.

Il suo mur vegetal (o parete verde), un tappeto erboso che si sviluppa sulle vetrate di alcuni tra gli edifici più celebri di Madrid, Parigi, Londra e NY, strappa letteralmente spazio alle città e fa crescere vegetazione dove mai ci saremmo aspettati, colmando quell’enorme bisogno di natura dell’uomo, privato di una reale necessità dal cemento armato. Gli edifici, vestiti così di verde, funzionano come polmoni urbani e contribuiscono attivamente a un miglioramento della città: se non è questo design activism, allora cos’è?


Il ruolo delle agenzie di comunicazione nel promuovere l’impatto sociale del design

Emerge netta l’esigenza di comunicare l’impatto sociale del design. e un’agenzia di comunicazione svolge un ruolo cruciale nel tradurre tutto ciò in un messaggio efficace e coinvolgente, capace di raggiungere cioè un vasto pubblico che va sensibilizzato sulle tematiche più urgenti. Attraverso campagne mirate, storytelling visivo e strategie digitali avanzate, l’agenzia è in grado di evidenziare come progetti di design innovativo possano trasformare concretamente la vita delle persone, migliorandone la qualità e affrontando criticità globali come la sostenibilità ambientale, l’efficienza energetica e l’inclusione sociale.

L’approccio comunicativo deve partire dalla capacità di raccontare il valore umano e collettivo dietro ogni iniziativa, facendo emergere il legame tra il design e il miglioramento del bene comune, creando un ponte emotivo e razionale tra l’idea progettuale e le persone che ne beneficeranno. Questo approccio consente di posizionare il brand o l’organizzazione promotrice come leader di un cambiamento positivo, costruendo reputazione e fiducia, proprio attraverso non solo i risultati tangibili dei progetti, ma anche i valori etici e culturali che li animano, stimolando nuove opportunità di collaborazione e crescita, e dimostrando che il design non è solo una disciplina estetica, ma una forza trasformativa capace di rispondere ai bisogni più profondi della società contemporanea.

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