Come trasformare una cena aziendale in un punto di forza
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Alle porte del Natale o di Ferragosto si affaccia, tetro, l’incubo più temuto dagli impiegati: la cena aziendale. No, non è così per tutti, ovvio. Ma è altro e tanto vero che per un fortunato giovane rampante immerso nell’open bar e nella musica da discoteca (ammesso che la situazione piaccia) ce ne sia un altro che, come un novello Fantozzi alle prese con la mitologica Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, affronta tali occasioni con l’unica speranza di uscirne sano, salvo e senza figuracce da mettere a referto.
Le cena aziendale può diventare un punto di forza dirompente nella costruzione di un’identità aziendale solida, occorre però intuirne le potenzialità e metterle a frutto nel modo migliore. I questi casi, un approccio originale e fuori dagli schemi può rivelarsi l’arma in più, svincolandosi da logiche formali e vincoli istituzionali di sorta.
Una questione di approccio
Le cene aziendali a Milano sono spesso occasioni formali, che richiedono un atteggiamento sobrio e un comportamento impeccabile. D’altra parte, occorre considerare come eventi del genere rappresentino un’occasione quasi unica per conoscere colleghi, sottoposti e dirigenti sotto una luce differente, lontano dalle pressioni lavorative, dai carichi di lavoro, dalle responsabilità che appesantiscono e impoveriscono le relazioni interpersonali.
Ecco allora che la cena aziendale può diventare occasione di incontro che si svincola da tutte le altre dinamiche, in cui il top manager, l’impiegato e lo stagista possono relazionarsi come persone, spogliate del ruolo che rivestono e delle responsabilità che li zavorrano. Abbandonare per poche ore quel piglio ieratico che tanto giova alla maschera del dirigente permette invece di mostrare la persona che nel quotidiano viene celato, con tutte le sue passioni e le sue piccolezze che lo rendono uomo o donna e non più “addetto del” o “responsabile di”.
Un evento da organizzare insieme
Così, dall’approccio si può passare all’azione: quale miglior modo di coinvolgere tutti se non quello di includerli nell’organizzazione dell’evento? Insomma, se deve essere un momento di socialità, tanto vale che lo sia fin dall’inizio. Chi si occupa della scelta della location, chi degli addobbi, chi della musica e chi dell’intrattenimento (fondamentale!); qualcuno farà da fotografo, qualcun altro gestirà i profili social e racconterà anche all’esterno quel che succede. Tutti, però, saranno parte di un evento che, privato di quella stantia seriosità, può rivelarsi qualcosa di molto, molto più significativo.
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