Sound Branding: che suono ha il tuo marchio?

Cosa si intende per suono di un brand? Quel segnale distintivo che lo fa riconoscere nell’immediato, quella lampadina luminosa che si accende nel cervello del fruitore quando percepisce un determinato richiamo sonoro. Rientrano nei cosiddetti sound logo non solo i suoni brevi, ma anche i jingle, i refrain, i motivetti, gli slogan, le suonerie stesse degli smartphone, i trilli, i campanelli, tutto quello che concerne con l’ambito sonoro ed uditivo e ha la funzione di rafforzare la brand identity di un’azienda. Per fare alcuni esempi concreti di quello di cui stiamo parlando, pensate al suono del lancio della piattaforma Netflix, cupo e intenso, come un colpo che arriva dritto al bersaglio: appena qualcuno dei nostri amici propone di guardare una serie TV e preme il bottone rosso sul telecomando, sappiamo immediatamente come trascorreremo la serata, ancora prima che anticipi la sua idea! Basta sentire quel segnale sonoro, quel logo sound (poiché è effettivamente un marchio, un simbolo) per capire che si sta accendendo Netflix.

Un altro esempio concreto di sound branding, realizzato attraverso un motivetto più strutturato, è il jingle di Mac Donald, che lo rende immediatamente riconoscibile tra milioni di suoni. Il Sound Branding funziona come l’identikit sonoro del brand, rafforzano e integra la riconoscibilità e la notorietà dell’azienda, proprio come fa con la creazione logo di un marchio, con le linee, un determinato design e i colori che vanno a colpire e catturare la vista. Il sound logo, per essere davvero efficace al 100% nel suo obiettivo, deve essere rafforzato da un logo visual adeguato: il tadum sordo di Netflix, ad esempio, è collegato alla lettera N rossa in carattere cubitale, mentre il jingle allegro e vivace di Mcdonald è sostenuto dalla M dalle linee arcuate arancio, che conosciamo tutti. Un caso curioso ci è dato dalla Metro Goldwyn Mayer, la casa di produzione cinematografica americana che si distingue dal ruggito del leone come anteprima di ogni film: l’azienda chiese la registrazione del marchio sonoro nel 1996 ma la richiesta fu respinta, poiché il verso dell’animale non era adeguatamente rappresentato iconicamente e non immediatamente riconoscibile. Nel 2006, grazie a un logo dallo styling rinnovato, più stilizzato e contemporaneo, la Metro Goldwyn Mayer ha conquistato il copyright del celebre e indiscusso ruggito del re della foresta. 

L’importanza del sound branding per le aziende

Il sound logo, o marchio sonoro, prevede l’utilizzo di una speciale e originale combinazione di suoni o rumori che dà vita a un segno visivo che distingue l’azienda e i prodotti che distribuisce (o i servizi).

Il sound branding evoca non solo l’azienda ma anche la brand identity, l’immagine del brand, i valori, la filosofia, gli obiettivi e i suoi intenti, la sua politica. In un suono è racchiuso tutto il lavoro di un’azienda.

La nobile arte di utilizzare suoni o motivetti, jingle e slogan coinvolgenti sta diventando una vera e propria strategia efficace per aumentare la brand awareness e la popolarità dei marchi, ma anche per veicolare un messaggio specifico, rafforzare l’identità e trasformare il brand in un TOP BRAND il più diretto, immediato possibile. 

Fare sound branding significa trasmettere un messaggio che si ricorda facilmente e che entra in testa, proprio come un tormentone estivo: si creano così, grazie al potere evocativo del suono, un meccanismo tra udito ed emozione, una connessione profonda sensoriale tra una percezione sonora e un ricordo, una memoria, una percezione che si sviluppa a livello emotivo: tutto questo incantesimo si chiama anche multimedialità. 

Neuromarketing & Sound Branding

Il sound branding fa leva sulla potenza evocativa della musica, che è indiscutibile e chiara a tutti: basta ascoltare una canzone per ricordare un’emozione, un momento, un trascorso, un vissuto particolare!
Il pentagramma, quindi, è l’arma vincente per rafforzare la propria brand identity, per trasformarsi in qualcosa di estremamente riconoscibile, in un prodotto che si differenzia e per questo diventa competitivo, concorrenziale. Fare sound branding significa incrementare indirettamente anche le vendite e i profitti, poiché consente al marchio di entrare direttamente e immediatamente in testa al consumatore: in questo modo il brand diventa TOP BRAND e viene associato all’idea di prodotto, diventandone una sola cosa.
Il sound logo aumenta l’apprendimento del brand a livello cognitivo, poiché i jingle creano un corto circuito efficace: attivano nel cervello un meccanismo per cui a ogni suono si associa una emozione, un obiettivo e un fine. Questo è il potere del neuromarketing: attraverso un particolare input che, a questo punto sembra quasi ancestrale e già custodito nel nostro trascorso, il cervello si predispone a una determinata idea.
Esistono differenti modalità di sound branding, ognuno caratterizzato da particolari applicazioni del suono (come i già citati jingle, allarmi sonori, input immediati, suonerie, trilli, scampanellii, motivetti, refrain, slogan) che si pongono il focus di comunicare l’identità del brand e i suoi valori, arrivando in modo più rapido possibile al target di riferimento.
Il sound logo, powered by il logo visual, cattura immediatamente l’attenzione e attiva le sinapsi del consumatore che identifica il messaggio sensoriale al prodotto e al brand che lo distribuisce. 

L’efficacia del segnale uditivo e musicale ha portato le grandi aziende a creare dei veri e propri sound journey semiotici, delle esperienze immersive, dei viaggi in cui il tappeto musicale caratterizza il prodotto in modo totalizzante durante l’acquisto, dallo shop online, alla soundtrack della pubblicità, dal sito fino alla fonetica digitale nelle app.
Purtroppo sono molte le aziende che trascurano l’importanza di questo aspetto nella costruzione dell’identità del brand, essenziale invece per creare e rafforzare una connessione emotiva duratura con il proprio pubblico ed un’esperienza indimenticabile.

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